Per ridurre tutti insieme il nostro impatto sul pianeta e lasciare – ogni giorno – un’impronta più leggera, stiamo imparando a camminare in punta di piedi. Anche l’organizzazione è un luogo dove esercitarsi a cambiare abitudini.
Il fotografo Barry Rosenthal è riuscito molto bene a illustrare il problema dei rifiuti di plastica abbandonati. Creando dei pattern ordinati ed armonici con gli oggetti di scarto trovati lungo le aree costiere del porto di New York, cattura il nostro sguardo e ci fa guardare in faccia la realtà.
I nostri oggetti pesano più della biomassa
Lo 0,01% della biomassa (noi umani) ha costruito, a fine 2020, tanti artefatti da superare tutta la biomassa del pianeta, cioè di tutti gli esseri viventi messi insieme che abitano la terra. La ricerca condotta dal Weizmann Institute of Science pubblicata su Nature sottolinea come solo 100 anni fa il peso dei nostri oggetti fosse solo il 3% della biomassa terrestre.
La crescita esponenziale del nostro impatto sul pianeta
Tanti piccoli gesti e decisioni hanno portato a una crescita esponenziale del nostro impatto, con un tempo di raddoppio ogni 20 anni. Occorrerà presumibilmente partire da piccoli gesti e decisioni per ritornare a una posizione di equilibrio.
La direttiva SUP (Single Use Plastic)
L’entrata in vigore della direttiva SUP (single use plastic) volta a togliere dal mercato la plastica monouso è un passo in questa direzione.
Gli oggetti che non troveremo più in commercio, una volta esaurite le scorte, saranno cotton fioc, posate, piatti, cannucce, contenitori per alimenti in polietilene espanso, aste per i palloncini e contenitori per bevande.
Tutti oggetti che le ricerche accusano di rappresentare il 77% dei rifiuti marini sulle spiagge e sui mari d’Europa.
In Italia direttiva recepita in maniera non completa
La direttiva votata da circa due anni al Parlamento Europeo è stata recepita in Italia in maniera, secondo gli eco-attivisti, incompleta.
Potranno rimanere in commercio i prodotti che presentano un rivestimento in materiale plastico quando si trova in quantità inferiore al 10% del peso dell’articolo stesso, sia i prodotti monouso in plastica biodegradabile e compostabile con almeno il 40% di materia prima rinnovabile.
Bottiglie di plastica: le grandi assenti
Grandi assenti, inoltre, le bottiglie di plastica, per cui è previsto un iter diverso: entro il 2025 dovrà avviarsi il riciclo del 77% dei prodotti immessi al consumo, per arrivare nel 2029 al 90% e sempre a partire dal 2025 le bottiglie in Pet dovranno contenere almeno il 25% di materiale riciclato, con obiettivo 30% entro il 2030.
Per una vera sostenibilità occorre cambiare comportamenti e abitudini
Per chi, insomma, è abituato a stili di vita già altamente sostenibili la direttiva è all’acqua di rose, ma essendo il problema un problema di comportamenti di massa, la progressività nell’introduzione di altri modelli di quotidianità, partendo da quelli in cui inconsapevolmente siamo scivolati negli ultimi cent’anni, è forse una condizione di successo.
La campagna Plastic Free di Gruppo Boero
Anche il Gruppo Boero ha sperimentato quanto non sia banale ridurre la plastica nel proprio stile di vita quotidiano. Ha già due anni la decisione di eliminare bottigliette di plastica, boccioni per l’acqua e altri prodotti di plastica monouso e sperimentare un cambiamento di cultura aziendale, rispettando però i tempi delle persone nella rivoluzione delle abitudini.
La campagna Plastic Free fa parte del progetto #Sceglisostenibile che, lavorando sugli stili di vita aziendali a livello culturale, affianca le azioni sul prodotto condotte dalla Ricerca e Sviluppo verso gli obiettivi di sostenibilità.
Percorsi culturali e ambientali in Università di Genova
Oltre al mondo aziendale, anche le università hanno deciso di intraprendere un percorso culturale prima ancora che ambientale.
“Dal 2018, l’Università di Genova ha elaborato una serie di iniziative di riduzione della plastica monouso, tra cui la fornitura a studenti e dipendenti di una borraccia personalizzata e l’installazione di distributori di acqua alla spina allacciati alla rete idrica” dichiara la prorettrice alla sostenibilità Adriana Del Borghi.
“Oltre a ridurre in maniera significativa l’impatto ambientale e la produzione di rifiuti, il percorso comune di aziende ed enti della pubblica amministrazione verso l’abbandono della cultura dell’usa e getta contribuirà ad accrescere la sensibilità verso la sostenibilità riconoscendo l’importanza del contributo di ogni singolo cittadino.”
Per un’impronta più leggera: cambiare abitudini significa saper rinunciare
Il cambiamento di abitudini – verso l’obiettivo di posare un’impronta più leggera e ridurre il nostro impatto sul pianeta – è un percorso pieno di ostacoli, a meno di imporre qualcosa in maniera traumatica con risultati di breve termine.
L’esperimento Plastic Free ha avuto il naturale percorso di ogni cambiamento: entusiasmo per alcuni e un fastidio per nuove regole e apparente scomodità (rinunciare alle abitudini è sempre scomodo) per altri.
Oggi che le normative iniziano a esserci anche fuori dall’azienda c’è il piacere di aver scelto la direzione giusta con buon anticipo.
Ma l’aspetto più prezioso è aver iniziato a confrontarsi su questi temi anche davanti alla macchinetta del caffè. Capire dall’interno cosa comporta rinunciare a routine ormai automatiche è anche una palestra per comprendere le difficoltà che possono avere i clienti nell’accettare nuovi prodotti, più sostenibili ma diversi da quelli conosciuti.