Il colore come accoglienza e luce
La luce dei colori, eleganti e morbidi, da centinaia d’anni accompagna la flânerie di chi volontariamente si perde tra i vicoli e le strade del centro delle città più signorili, o racconta del rito dei marinai che avvistando il proprio borgo potevano riconoscere facilmente casa, e darsi la forza delle ultime miglia.
A fare da ponte tra la robustezza della pietra e la delicatezza degli stucchi, sotto le tegole d’ardesia e intorno alle scale che si inerpicano in strette salite, l’arte dell’edilizia storica ha saputo alternare “il dolce colore d’oriental zaffiro”, il verde pallido che fa percepire, come attraverso una trasparenza, i toni delle colline e tanti altri colori di cui il nostro sguardo è in perenne ricerca, per catturare il giusto umore.
Il colore rosa tra architettura e psicologia
C’è un colore, il rosa, utilizzato nella pratica dell’architettura d’epoca, che ritroviamo spesso nei centri storici o nei più suggestivi borghi marinari, un colore magnetico per la sua capacità di interpretare contrasti e al tempo stesso risolverli, tanto che una particolare tonalità di colore rosa (chiamata Baker Miller Pink o Pink P-618) è stata individuata dalla psicologia comportamentale come capace di facilitare il rilascio di specifici ormoni da parte del nostro sistema endocrino, adatti a rallentare il ritmo del battito cardiaco e della respirazione (uno studio di Alexander Schauss, già negli anni ’60).
Il rosa, equilibrio nell’incontro tra opposti
Il colore rosa è discusso, amato, temuto, coraggioso nella sua indecisione. Se ormai sono provati i buoni effetti di questo incontro tra il rosso e il bianco, che scioglie e risolve l’aggressività e la pulsione ad agire del primo in un elegante stemperamento con la morbidezza del secondo (che assorbe tutte le frequenze dello spettro dei colori, rappresentando una perfetta convivenza tra le diversità), il rosa resta comunque al centro di alterne appropriazioni, soprattutto nella guerra fra i sessi.
La strana storia del colore rosa
Chi può vantare la bandiera di una così benefica complessità? Pare che fino agli anni ’40 fossero gli uomini a portare il rosa, come derivazione dell’eroico rosso, fino ad un ribaltamento di costume nel dopoguerra. Fatto sta che dipingere le pareti delle prigioni di rosa, o dare accessori di questo colore alle forze dell’ordine, pur nascendo come tentativo di strategia antiviolenza (esperimenti con misurazioni scientifiche ne hanno confermato i risultati nella riduzione delle aggressioni) porta con sé i semi della provocazione. Chiunque però veda dalla finestra uno scorcio di architettura in cui predomina il colore rosa si accorge del senso di quiete e serenità che arriva attraverso lo sguardo.
Il colore rosa ci fa stare sospesi tra la voglia di agire e quella di abbandonarci a tutte le possibilità e tiene in invisibile tensione le nostre polarità. La strana storia del rosa è di essere diventato, suo malgrado, bandiera di battaglie (amato, odiato, ribaltato nel significato) quando il suo messaggio principale è di allentare le tensioni.
Il colore rosa tra paesaggio urbano e patrimonio storico
Sui muri che si affacciano in strada il rosa non è una minaccia, ma un buon compagno di vita. È, come tutti i colori dell’edilizia antica che nascono partendo dalle terre dei territori passando dalla creatività dell’uomo, un ponte tra natura e manifattura. Dalle terre rosse caratterizzate da presenza di ossidi e sesquiossidi di ferro si arriva, grazie alla calce, a quelle tinte che ricordano le mattonate di cotto bruciate dal sole.
È spesso analizzando i conti di fabbrica (un lavoro in questo senso è quello di Anna Decri “Colori in cantiere. Esempi genovesi del Settecento.”) che gli architetti hanno scoperto che oltre alla terra rossa veniva usato, come pigmento di base da cui si può arrivare al rosa, in particolare per gli interni, il Carmino, di derivazione animale e in particolare da cocciniglie (piccolissimi insetti rossi), ma anche, soprattutto per i dettagli che incorniciano le tinte di terra, il Rosso d’Inghilterra e il Rosso brunino, sempre proveniente dal paese anglosassone, a dimostrazione che la decorazione delle vie rispettava la natura dei luoghi ma si apriva anche a raffinate contaminazioni.
La magia del colore rosa nei centri storici e nei borghi
Possiamo ancora oggi godere della magia del rosa nei centri storici e nei borghi, grazie all’impegno delle amministrazioni a mantenere quel patto di bellezza con i cittadini attraverso i Piani del Colore. Non solo il rosa, certo, ma il ventaglio di stimoli percettivi che agiscono sul nostro benessere, in un’armonia di accostamenti precisi e bilanciati che rispettano la relazione tra individuo e ambiente, una relazione preziosa di cui parla sempre più anche l’epigenetica (la branca della genetica che studia l’interazione dei geni con l’ambiente).
Ci muoviamo in luoghi di colore, che si incaricano di mantenere un’armonia intuita dai progettisti e maestri d’arte delle botteghe di epoche passate, che sapevano il da farsi per buon senso estetico. Oggi il buon senso è prendersi cura di quelle intuizioni estetiche. Gruppo Boero si affianca da diversi anni al lavoro dei Comuni per tutelare il patrimonio storico edilizio e mantenere quel patto fra i luoghi e le persone.
Gruppo Boero, la vocazione al colore
I piani di riqualificazione cromatica dei comuni sono uno dei punti di eccellenza maturati da Boero, strumenti essenziali per la tutela e la salvaguardia dei centri storici italiani.
L’idea guida dello studio del colore consiste nel valutare più attentamente l’importanza ed il ruolo del colore nell’architettura storica, nelle superfici e nei materiali di facciata con l’obiettivo di preservare e tramandare il ruolo del colore nell’architettura dei centri storici. Inoltre l’esistenza di un progetto del colore che dia dei riferimenti storici, tecnici e formali sull’aspetto degli edifici permette all’Amministrazione un maggiore controllo sugli interventi, affinché non si ricada nel fenomeno dell’arbitraria coloritura del costruito.
I piani del colore di Gruppo Boero
Sono oltre 80 i piani del colore che il Gruppo Boero ha curato negli anni, questi hanno portato all’azienda una conoscenza approfondita dei colori più utilizzati nelle varie zone d’Italia. In Liguria, più che in altre regioni, l’utilizzo del colore rosa è molto frequente ed il piano colore di Santa Margherita ne è una testimonianza: qui si possono notare diverse tonalità di rosa che vanno dal rosa pesca al rosa mattone e rappresentano quasi la metà dei colori di cartella.
Il ruolo di Boero sta inoltre nell’identificare i materiali più idonei da impiegare per il restauro del manufatto che siano in grado di riproporre gli effetti estetici dei materiali antichi.
Viene offerta assistenza tecnica per l’identificazione dei cicli di applicazione più adatti ai diversi supporti individuati in ambito di sopralluogo.
Il lavoro sui piani del colore è un lavoro di documentazione, ricerca e confronto su caratteristiche tecniche dei prodotti e su aspetti storici.
Resta alla nostra esperienza carpire quale effetto hanno i colori su di noi, un effetto che la scienza ci sta progressivamente confermando. Il rosa è tuttavia un colore che ci ricorda come il senso di cura non ha genere e come quella distensione d’animo che procura sia benefica per la nostra mente.
Estratto della progettazione del piano del colore Boero per Santa Margherita Ligure con il colore rosa